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-0S5-

Il
concerto
in
re
minore
è
il
vertice
drammatico
della
serie
mozartiana
dei
concerti.
Grazie
a
Beethoven,
che
lo
dotò
di
ampie
e
corrusche
cadenze,
il
K.
466
nutrì
grande
popolarità
e
ampia
frequentazione
da
parte
di
generazioni
romantiche
di
pianisti,
generalmente
ancora
poco
interessati
al
"formalismo"
(come
ancora
si
diceva
fino
a
cinquant'
anni
fa)
mozartiano.
Il
primo
movimento,
Allegro,
ha
chiari,
inequivocabili,
i
tratti
dello
Sturm
und
Drang:
l'
agitazione
tempestosa
dei
ritmi
in
sincope;
il
colore
oscuro
della
tonalità
e
del
timbro
rischiarato
a
tratti
da
esplosioni
folgoranti;
l'
eccesso
di
idee
tematiche,
tali
da
suggerire
un
affollarsi
imprevedibile
e
asimmetrico.
Ne
viene
coinvolto
lo
stesso
dialogo
tra
solista
e
orchestra:
il
pianoforte,
infatti,
anziché
riprendere
e
sviluppare
le
idee
proposte
dall'
orchestra,
irrompe
ogni
volta
con
gesti
istantanei.
Ne
sia
segno
inequivocabile
l'
attacco
iniziale,
con
il
secondo
tema
collocato
prima
della
canonica
riesposizione
del
primo
tema.
Solista
e
orchestra,
soprattutto
nella
parte
centrale
(il
cosidetto
sviluppo),
esplorano-
con
la
prima
idea
dell'
agitazione
tempestosa-
regioni
tonali
sempre
diverse,
ottenendo
ogni
volta
luci
e
ombre
di
varia
intensità
e
di
cagiante
colore.
L'
agitazione
insita
nella
grande
frase
iniziale
si
proietta
quindi
nell'
idea
di tragitto
privo
di
meta,
di
percorso
senza
punti
visibili
di
sosta.








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