I promessi sposi

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Evil Lady Nanto
00sabato 4 aprile 2009 12:21
Ho notato che, spesso, vengono citati "I promessi sposi" per indicare, per esempio, Lucia come Mary Sue (ed è una delle ragioni per cui li si odia). Secondo me un po' lo è, ma perché per lei si muove il cardinale Borromeo, che secondo me viene santificato.
Tuttavia, almeno per me, non è questo che ripugna di Manzoni. Ma magari!
Ciò che mi ripugna del Manzoni è la sua ideologia perbenista: secondo lui, i poveri non hanno alcun diritto di ribellarsi perché così farebbero violenza e perché devono contare sempre sulla Chiesa buona (eh... A Manzoni non piace citare le porcate immonde di certi papi, come quelli della pornocrazia) e sui ricchi.
Personalmente, la trovo una ideologia di una ipocrisia mostruosa: perché è ovvio che a Manzoni, conte e ricco, fa comodo parlare così!
E' la stessa cosa, anche se da una prospettiva diversa, per Verga: come mai descrive il destino degli umili come qualcosa di intoccabile? Semplice, perché è un proprietario terriero e dubito voglia perdere le sue ricchezze.
Personalmente, è questo che mi crea una ripugnanza enorme di Manzoni. Poi Lucia Mary Sue o il Cardinale Gary Stu possono essere incidenti di percorso...
Kagura92
10domenica 5 aprile 2009 11:58
Nel topic della Mary Sue nella sezione fan-fiction si è parlato sia di Lucia (che si scoprì non essere una Mary Sue) che di Borromeo (che invece si scoprì essere un Gary Tsu), ti consiglio di darci un'occhiata ^^

Detto ciò, io personalmente non apprezzo molto i Promessi Sposi.
Ma il Manzoni era un uomo ammirevole sotto molti di punti di vista, su questo non c'è dubbio; basti pensare alla dedizione con cui curò la sua opera.

Poi, la sua ideologia buonista è la tipica ideologia della sue epoca xD Di autori all'avanguardia ce ne sono pochi per l'epoca
Detto ciò, io però credo che Manzoni abbia voluto trasmettere un suo messaggio, in questo caso di fiducia nella Provvidenza Divina e quant'altro (poi ovviamente uno la pensa come vuole sul suo messaggio). L'idea secondo la quale i poveri non devono ribellarsi a chi è sopra è un'ideologia che è giunta fino a noi, purtroppo, perchè spesso integrata nel modo di vivere e pensare e risale a secoli prima del Manzoni; tra l'altro, essendo prima calvinista e poi cattolico, è ovvio che gli sia stata inculcata questa ideologia, essendo poi anche un ricco conte, certo, ma non so quanto questo abbia influito sul Manzoni come uomo; non lo vedo poi così legato a questo aspetto, era un uomo profondamente religioso e convinto, a differenza di certi altri.

La morale che i poveri debbano contare sulla Chiesa e su Dio ce la stiamo trascinando dietro dall'istituzione della Chiesa stessa, quindi non credo di dovergliene fare una colpa.

Inoltre, scusami ma credi che il messaggio di Mazoni, in sunto, fosse di avere fede e di credere nella Divina Provvidenza poichè è Dio che ha il potere di proteggere i poveri e con i suoi disegni fa la giustizia.

Poi, io non sono d'accordo su nessun punto, ma non me la sento di fargliene una colpa.

Aveva un messaggio da mostrare e ha scelto i fatti che gli utilizzavano aggiustandoli un po'; esattamente come oggi, purtroppo.


cassiana
00domenica 5 aprile 2009 12:52
Che bel topic! Quando lessi i Promessi Sposi al liceo, mi ripugnavano Manzoni, Lucia, la sua ideologia e un pò tutto a dire il vero. Poi mi è toccato rileggerlo un'altra volta per l'esame di letteratura italiana e questa volta l'ho dovuto fare in modo molto più critico. Quindi a distanza di circa dieci anni ho modificato alcune delle mie idee. Innanzitutto Manzoni, egli era si un nobiluomo, ma era anche nipote di Pietro Verri, uno dei più grandi illuministi del tempo, con la madre frequentò i salotti parigini più moderni, fu uno dei più grandi assertori dell'indipendenza italiana, nonchè esponenete di primo piano del romanticismo. Tutto questo per dire che non credo fosse un vecchio tabaccoso ipocrita. E' un uomo dalle molte sfaccettature, che ha compiuto una parabola molto ampia. La sua conversione non è stata fulminante ma è avvenuta dopo molti anni di riflessioni. La sua idea di Provvidenza che tutto può se ci affidiamo seneramente a lei, è in finale, tipica dell'ideologia cattolica. Tuttavia nei Promessi Sposi è anche presente il rifiuto dell'accettazione bovina agli eventi, anzi c'è un chiarissimo invito alla speranza e a dare una mano alla provvidenza come dice Agnese. Certo a me personalmente tale visione è abbastanza aliena, ma ricordiamoci che quelle erano le idee che circolavano all'epoca e che Manzoni oltretutto era un "convertito".
Parliamo ora di Lucia. Non credo sia una Mary Sue, Manzoni probabilmente l'ha molto idealizzata. Ma ci sono delle caratteristiche che ne fanno invece una donna molto moderna. Pensiamo solo alla sua condizione: una povera ragazza ignorante insidiata dal signorotto locale. Quante ragazze all'epoca avrebbero avuto il coraggio (e la tignosità) di rifiutare le avances di un uomo così potente? E il sacrificio estremo che compie quando è progioniera dell'illuminato? Ritiene la sua integrità personale così importante che è pronta a rinunciare all'amore della sua vita, Renzo, colui per il quale aveva combattuto fino a quel momento, pur di rimanere salda ed integra. E lo stesso Renzo subisce una notevole evoluzione nel corso del romanzo.
Ci sono com certe cose che continuano a non piacermi del romanzo ovviamente. Lo sbilanciamento interno di alcuni flashback per esempio. Come quello di Geltrude (che io detesto, dove è la sua decantata modernità? E' una vigliacca, non ha saputo dire no prima al padre che l'ha costretta a farsi suora, poi a Egidio, una povera disgraziata alla fine).
I continui interventi esterni dell'autore, la morale fatta quasi ad ogni capitolo. Scelte stilistiche più che altro. E anche la trama non è che sia una delle più interessanti! Ma credo perchè noi siamo romai lettori molto smaliziati!
ReaderNotViewer
00domenica 5 aprile 2009 15:29
I Promessi Sposi è un bel romanzo e sicuramente lo apprezzeremmo tutti di più, se non ci venisse fatto ingurgitare obbligatoriamente a scuola con dovizia di particolari. L'ideologia manzoniana, che era arrivato alla fede cattolica partendo dall'essere un laico per famiglia e per educazione e che non era un bacchettone (e che per essere un ricco nobiluomo lo era senz'altro, ma se non lo fosse stato non si sarebbe nemmeno messo a scrivere romanzi, quindi insomma...), può sembrare retriva e rinunciataria a noi moderni, ma bisogna pensare che all'epoca quello che era il massimo del progressismo era l'idelogia borghese nel pieno del suo fulgore, che metteva al centro del processo riformista e/o rivoluzionario la classe media imprenditoriale, lasciando i poveri veri - operai, braccianti e sottoproletariato urbano - al loro destino di miseria. Quindi paradossalmente il semi-conservatore Manzoni, mettendo l'accento sulla condizione del popolo semplice e ignorante, compie un'operazione più radicale di quella dei suoi contemporanei politicamente radicali, proprio come il reazionario Balzac addita le magagne dell'emergente classe borghese.
Detto questo, il destino maligno ha voluto che alla base della cultura scolastica italiana restasse Manzoni con la sua idelogia incentrata sulla Provvidenza e sulla carità invece che su altri elementi, tipo il Senso Civico e la realizzazione individuale, che magari avrebbero fatto meno danno. Ma visto che l'altra nostra chance, il coraggioso Nievo, forse il migliore esponente nostrano dell'ideologia borghese rivoluzionaria e certo il più coerente dal punto di vista personale, affogò giovanissimo nel mar Tirreno, il romanzo ottocentesco italiano è andato così, e ciccia.
Lerajies
00martedì 28 aprile 2009 20:58
Trovo i promessi sposi soporiferi, è uno tra i pochissimi libri che non ho finito di leggere.
Forse è un rigetto a causa della scuola, ma proprio non li digerisco.
Manzoni inizia a parlare di un argomento e poi improvvisamente parla di altro. La vicenda Monaca di Monza veniva definita dalla mia prof un "libro nel libro". Se scrivessi io una cosa del genere sarebbe soltanto "fuori tema" -.-.
Se ci teneva tanto a parlare della monaca, non poteva fare un altro libro a parte?
Qualche passaggio è interessante, un paio frasi degne di nota, ma per il resto..io facevo i cruciverba durante le ore di italiano XD
Come si fa a sopportare un intera lezione parlando della scelta di Manzoni di usare l'articolo determinativo invece dell'articolo indeterminativo(riferito ad una vacca magra e una contadino durante il periodo di carestia) o se una frase è sgrammatica perché Manzoni ha sbagliato o perché vuole riprendere il linguaggio popolare? Sono cose che rovinerebbero qualsiasi libro, in effetti.
E poi un dubbio, perchè Renzo e Lucia non si sono fatti sposare dal parroco di un paese vicino invece di fare tutto il casino?
suinogiallo
10mercoledì 29 aprile 2009 03:56
Forse uno dei più grossi problemi dei Promessi Sposi è proprio il fatto che è considerato un libro di testo, uno di quei libri che si deve studiare perché poi si viene interrogati.
Anche tutte le "seghe mentali" che si fanno sui vari passaggi e sulle scelte dell'autore non giovano di certo a fare del romanzo un libro da leggere anche solo per svago (cosa che, secondo me, dovrebbe essere la cosa principale per un libro).
Tolte queste cose io lo reputo un buon romanzo, con una trama solida e ben strutturata oltre che ben scritto.
Alcune parti sono poi davvero molto evocative oltre che interessanti da leggere. La parte dell'assalto al forno delle grucce ad esempio, o tutta la parte relativa alla peste.
In più, I promessi sposi, ci permettono anche di seguire l'evoluzione della storia (e per chi ha l'hobby della scrittura creativa queste cose sono davvero utili) leggendo le tre diverse stesure e vedendo come, tramite riletture e riscritture, l'autore è giunto alla versione definitiva.


E poi un dubbio, perchè Renzo e Lucia non si sono fatti sposare dal parroco di un paese vicino invece di fare tutto il casino?



Potrei sbagliare ma credo che per sposarsi in una parrocchia diversa quella propria occorra il permesso del parroco. E dubito che Don Abbondio, impaurito com'era dai bravi, avrebbe dato quel permesso.

Hasta Luego
§PucchykoGirl§
00domenica 7 giugno 2009 12:00
Forse sono una delle poche, ma io AMO i Promessi Sposi, perchè lo trovo un Romanzo geniale in ogni sua parte.
Ammetto di non stare molto attenta alle spiegazioni in classe, semplicemente perchè mi annoiano e perchè NON MI PIACE dover stare a sentire la puntigliosa analisi di una professoressa, quando i ragionamenti sullo stile li vorrei fare da me.
Ma li amoH. Non ci posso are nulla XD
Amo i Promessi e amo Manzoni!
Sarà anche per un'insana simpatia verso l'Innominato e verso Borromeo... Ma più di chiunque altro per il Nibbio.
Ah *sospira* il Nibbio! Altro che Griso, il Nibbio è il più sincero e forte esempio di fedeltà che si possa trovare... *scende lacrimuccia*
E anche Don Rodrigo e il Conte Attilio! Sono tutti personaggi magistralmente ideati nella loro complessità che NON POSSO odiare in nessun modo.
E dirò - eh - anche Renzo mi sta 'quasi' simpatico.
Non so cosa farei senza i Promessi Sposi XD
willHole
00domenica 7 giugno 2009 21:35
Io ho una specie di idiosincrasia per i Promessi Sposi, credo in massima parte dovuta all'influenza scolastica (non piacciono nemmeno alla mia insegnante ^^) che me li ha completamente rovinati.
Oltretutto, quando ero alle medie li apprezzavo più di adesso, proprio perché la prof. di lettere ne era talmente soggiogata e incantata da parlarcene come l'opera principale della letteratura universale d'ogni tempo.

Tuttavia, pur non apprezzandoli, ritrovo nell'opera manzoniana dei punti e dei concetti piuttosto condivisibili, che affascinano (affascinerebbero, se non fossero sepolti in mezzo a chili di ciance non meglio identificate) il lettore conducendolo non ai vicoli ciechi dell'ipse dixit, ma, secondo il mio umile parere, ad una riflessione sull'uomo.
In sostanza, non sono d'accordo con coloro che ritengono Manzoni un nobile pieno di spocchia e perbenismo, connotato da una visione manichea della realtà, quanto piuttosto lo ritengo una figura profondamente umana, ricca di dolori ed emozioni in parte mitigati dalla fede religiosa. La conversione, come è già stato fatto ampiamente notare, non è certo un episodio da ridursi al semplice aneddoto (quasi agiografico, peraltro) della chiesa di San Rocco, ma a tutto un complesso di evoluzione morale e mentale fondamentale per la vita del nostro autore.

Nei Promessi Sposi, inoltre, compaiono vari e numerosi aspetti della fede, della bontà e del modo di intendere la religiosità: si spazia (con una certa maestria, mi tocca ammettere a malincuore) dalla vigliaccheria pur profondamente umana di don Abbondio (non me ne vogliate, ma io non mi sento proprio di condannare quel povero prete pacioccone ^^), alla cattiveria crudele e insana di don Rodrigo, fino alla fede incrollabile di padre Cristoforo (che pure non è esente dal peccato, proprio per mostrare come chiunque possa essere soggetto e sbagli e errori d'ogni tipo, purificabili tramite un sincero pentimento) e alla bontà santa del cardinale Borromeo.

Sono convinto che la chiave di lettura più consona per i Promessi Sposi sia quella dei personaggi non protagonisti, perché ciascuno di essi racchiude un piccolo messaggio. L'uomo comune, poi, è spesso una miscellanea complessa di tutti gli elementi isolati da Manzoni, ed è assai più difficile da analizzare, ma sono riscontrabili alcune delle caratteristiche più salienti messe in evidenza nel romanzo in quasi tutte le persone che si incontrano quotidianamente.

Per quanto riguarda Renzo e Lucia, l'uno è un personaggio in formazione (unico aspetto che lo rende degno di nota, epraltro insulso e alquanto mal caratterizzato), l'altra è un pò troppo idealizzata, e pure un pò sciocca (insomma, poteva ben riuscirci a pronunciare la fatidica frase durante il tentativo di "matrimonio a sorpresa", no?^^).

Il concetto della Provvidenza percorre sottilmente l'intera opera, ma anche in questo caso se ne ritrovano varie forme, nessuna delle quali definitiva: il messaggio finale che Manzoni voleva lasciare al suo pubblico, è in fin dei conti che i guai arrivano sempre, e in grande quantità, sia che tu sia buono e onesto, sia malvagio e crudele. (Non dimentichiamo che il romanzo non è poi a lieto fine, dato che gli sposini dovranno affrontare una serie di maldicenze dura a spegnersi). La differenza -è un'ottica cristiana, s'intende- è che il buono saprà affrontare con speranza e volontà di proseguire le prove assegnategli dalla vita, forte della fede e della luce eterna oltre la morte; il cattivo, invece, non ha speranza di salvezza.

Risulta evidente che dalle tragedie come l'Adelchi Manzoni abbia compiuto una profonda e complessa evoluzione introspettiva: non parla più di Ermengarde "sante del proprio patire" e Italici soggiogati dai Longobardi che accolgono con grida di gioia il nuovo oppressore Carlo Magno (cfr. coro dell'atto III), ma di personaggi in costante divenire, freneticamente tormentati, ma pur sempre speranzosi.

Senz'altro un bel messaggio, che io accolgo senz'altro. Poi, ognuno è assolutamente libero di pensarla come vuole, ovvio. ^^

Del resto, letterariamente apprezzo assai di più il Manzoni delle tragedie piuttosto che quello dei Promessi, ma a livello di tematiche trattate, non c'è paragone.

Uff, credo (spero) di aver finito. Ho scritto un poema, non un post.
Perdonate la mia cronica logorrea.

willHole, sorrisoni.
Fenrir Greyback
00giovedì 3 settembre 2009 11:05
Oooh... anche io apprezzo i Promessi Sposi!!!
Ero l'unica a non impazzire dalla noia durante le lezioni... il trucco?
Immaginare la storia in versione yaoi! XD
Infatti avevo cominciato a scrivere una storia AttilioXRodrigoxRenzo... finita nel dimenticatoio... XD
deerockt94
00martedì 24 novembre 2009 19:27
Io i "Promessi Sposi" lo sto studiando solo quest'anno, e lo trovo piuttosto pesante. Perchè?
Direi per diverse ragioni: prima fra tutte, probabilmente, perchè sono una lettrice piuttosto sensibile, e mi basta un particolare per non farmi apprezzare più un romanzo.
In secondo luogo, non sopporto il fatto che si debbano fare degli esercizi sui capitoli, sviscerare i personaggi e le descrizioni fisiche e tutto quello che c'è dietro... Insomma, quando leggo un romanzo per me, tutto questo avviene automatico nella mia testa e se mi capita di parlare con qualcuno di tale storia, allora magari mi esprimerò a riguardo. Ma queste analisi approfondite non le reggo proprio.
Infine, devo dire che lo vedo estremamente lontano da noi. Non che io sia una lettrice di soli romanzi contemporanei, anzi. Ho letto di tutto, di diversi paesi e tempi storici. Vedo però la storia di Manzoni "lontana" perchè nel romanzo si fa riferimento a degli elementi che non prenderei mai in considerazione nel quotidiano, o almeno non in questo momento della mia vita, come ad esempio la Provvidenza. Sinceramente, non ci ho mai riflettuto e non è proprio il primo argomento che mi viene in mente se "filosofeggio" tra me e me.
MariVent
00giovedì 8 agosto 2013 15:10
Re:
Lerajies, 28/04/2009 20:58:

Manzoni inizia a parlare di un argomento e poi improvvisamente parla di altro. La vicenda Monaca di Monza veniva definita dalla mia prof un "libro nel libro". Se scrivessi io una cosa del genere sarebbe soltanto "fuori tema" -.-.


Ma perché lui ha scritto un libro-propaganda-per-la-chiesa-cattolica, no?
Poi si tralascia il fatto che il narratore onnisciente è sorpassato(se si vuole rendere una storia interessante)da prima che lui scrivesse quel romanzo, ovviamente, e si insinua che lo studente è svogliato se non apprezza l‘inforigurgito storico in mezzo a una trama già di per sè soporifera e senza spunti di riflessione(dato che ti infila il cucchiaio della morale in gola senza tante cerimonie).
STAI SCRIVENDO NARRATIVA, ALESSANDRO, NON UN TRATTATO E NEMMENO UN SAGGIO!
PENSA A DARCI UNA STORIA INTERESSANTE, PERFAVORE, E LA MORALE LASCIALA AI PRETI!
Se volte scrivere una storia inverosimile che può andare solo nel verso di un‘unica morale, fate prima(e meglio)a scrivere la morale senza storia: si risparmia tempo.
E ricordate: le fiabe con una morale unica funzionano solo con gente che crede a tutto quello che le viene detto.
suinogiallo
10giovedì 8 agosto 2013 23:28

Ma perché lui ha scritto un libro-propaganda-per-la-chiesa-cattolica, no?



Cosi come Virgilio ha scritto l'Eneide per dimostrare la provenienza divina dei Cesari, Dante ha infilato nell'inferno chi non era della sua parte politica e via dicendo.
Tolta la parte moralistica di esaltazione della Divina Provvidenza i Promessi Sposi rimane un romanzo, secondo me, eccezionale dal punto di vista narrativo.


Poi si tralascia il fatto che il narratore onnisciente è sorpassato(se si vuole rendere una storia interessante)da prima che lui scrivesse quel romanzo, ovviamente, e si insinua che lo studente è svogliato se non apprezza l‘inforigurgito storico in mezzo a una trama già di per sè soporifera e senza spunti di riflessione(dato che ti infila il cucchiaio della morale in gola senza tante cerimonie).



In che senso il narratore onnisciente è sorpassato? Da chi? Chi è stato a mettere la freccia a sinistra e a sorpassarlo?
Sul fatto che i Promessi Sposi vengano fatti studiare (o meglio, vengono fatti studiare i commentatori), questo è il problema per cui non si riconosce il dovuto valore di quest'opera.


E ricordate: le fiabe con una morale unica funzionano solo con gente che crede a tutto quello che le viene detto.



Io non credo a tutto quello che mi viene detto (compreso quello che hai appena detto) ma questo non mi vieta di trovare i Promessi Sposi un bel libro.

Hasta Luego
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