Dalla Cina a Firenze: l'Età d'oro dell'impero Tang

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vanni-merlin
00sabato 8 marzo 2008 21:44
Dalla Cina a Firenze: l'Età d'oro dell'impero Tang
di Valeria Ronzani

Cina sempre più sugli scudi. A Firenze, a Palazzo Strozzi (www.palazzostrozzi.org), 200 opere della cosiddetta "età d'oro" della civiltà cinese sono esposte fino all'8 giugno nell'ambito della mostra "Cina: alla corte degli imperatori" (www.cinamaivistafirenze.it). Un ideale passaggio di testimone con Roma, dove la mostra allestita fra il 2006 e il 2007 alle Scuderie del Quirinale (Cina. Nascita di un impero) illustrava la nascita di quell'impero di cui Firenze celebra il successivo rinascimento culturale. Senza soluzione di continuità. In un dialogo ammirevole con una delle più insigni testimonianze del Rinascimento fiorentino, quel Palazzo Strozzi fortemente voluto da Filippo Strozzi il Vecchio a simboleggiare il potere della propria famiglia, avversaria dei Medici, edificato dal Cronaca su progetto di Benedetto da Maiano. Un dialogo di civiltà esaltato dal rispettoso, poetico e minimalista allestimento curato da Romeo Gigli, che finalmente ci concede il piacere di ammirare le nude pareti delle sale, le loro finiture in pietra serena, i camini, le cornici, le finestre. E proprio qui, in un muto colloquio, si ergono di sala in sala delle isole, dei cumuli di terra che emergono nella luce ovattata, a porgere le preziose testimonianze di una civiltà lontana. Perché il cosiddetto Rinascimento cinese si svolge ben prima del nostro, addirittura precedentemente all'anno mille. E giova ricordare che nel momento di massimo fulgore, nell'VIII secolo, la capitale Chang'an con i suoi 2 milioni di abitanti era la città più popolosa del pianeta. Lungo la per noi mitica "Via della seta", dove operava tutto un mondo, dal vicino e lontano Oriente, con la significativa presenza persiana a gettare un ponte con l'Occidente.


Il cortile di Palazzo Strozzi accoglie il visitatore con la statua di Maitreya, il Buddha del futuro, voluta dall'unica imperatrice che la storia cinese ricordi, Wu-Zetian. Perché il periodo Tang vide un momento di emancipazione femminile mai più ripetuto ed il fiorire di tutte le arti. Una civiltà ricchissima, figlia della contaminazione e dell'accoglimento di stimoli forestieri, nata com'è dalla confluenza di svariati fattori, con un denominatore comune: « il valore fondamentale della tolleranza». Così il direttore della Fondazione Strozzi James Michael Bradburne, «perché la tolleranza, anche nel nostro mondo che cambia tantissimo, è la chiave per far nascere un futuro di progresso. E questa mostra lancia a noi contemporanei un messaggio attuale e importante».
Salendo al piano nobile, inizia un percorso che ci guida dal prologo al fiorire della civiltà Tang. Un cartello avverte il visitatore: "Le opere in mostra appartengono a un cinese come il David di Michelangelo a un italiano". Ottimo spunto di riflessione. Dal periodo Han Orientale (23-220), che ci accoglie nella prima sala, arrivano i carri, i soldati e i cavalli della guardia d'onore del generale Zhang, rinvenuti nella sua tomba a Levitai. Per passare alla sezione dedicata all'arte buddista, un culto che si diffuse in Cina dopo la caduta dell'impero Han. 27 sculture , alcune con un Buddha nasuto, uno dei tipi con cui si connotavano gli stranieri, una probabile ascendenza indiana. E la lunetta della porta della tomba di An Jia, decorata da una scena rituale zoroastriana. Fino al Buddismo esoterico, agli oggetti preziosi donati dalla famiglia imperiale alla cripta nel monastero di Famen, custode dei resti di Buddha, al gruppo di reliquari. Per giungere al culmine della mostra, con le testimonianze del fulgore della dinastia Tang. Dalle vivaci statuette in terracotta che ritraggono dignitari e stranieri, fino ai guardiani delle tombe, anch'essi con fattezze forestiere, alle testimonianze della vita di corte. Dal dipinto parietale rinvenuto nella tomba della preziosa consorte Wei, grande appassionata di equitazione, a cui era destinato il guerresco destriero, ben lontano dalle caratteristiche del pony mongolo, agli oggetti preziosi, alle raffigurazioni mulierebi, viso "rotondo come una perla e umido come di giada".


Cina: alla corte degli imperatori.
Capolavori mai visti dalla tradizione Han all'eleganza Tang (25-907)
Firenze, Palazzo Strozzi, 7 marzo-8giugno 2008
www.cinamaivistafirenze.it



Da: www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2008/03/cina-firenze-mostra.shtml?uuid=68547a0c-eb93-11dc-a6c7-00000e25108c&DocRulesVie...


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