Addio a Luis Sepulveda

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jules maigret
00giovedì 16 aprile 2020 15:31
Il Corona Virus ha fatto un'altra vittima eccellente.
Si tratta dello scrittore cileneo Luis Sepulveda.
Doveroso topic su di lui
jules maigret
00giovedì 16 aprile 2020 15:38
Biografia da Wikipedia
Luis Sepúlveda Calfucura (Ovalle, 4 ottobre 1949 – Oviedo, 16 aprile 2020) è stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore, poeta, regista e attivista cileno naturalizzato francese.

Nato in Cile, Sepúlveda ha lasciato il suo Paese al termine di un'intensa stagione di attività politica, conclusasi drammaticamente con l'incarcerazione da parte del regime del generale Augusto Pinochet. Ha viaggiato a lungo in America Latina e poi nel resto del mondo, anche al seguito degli equipaggi di Greenpeace. Dopo aver risieduto ad Amburgo e a Parigi, è andato a vivere in Spagna, nelle Asturie.

Autore di libri di poesia, «radioromanzi» e racconti – oltre allo spagnolo, sua lingua madre, parlava correttamente inglese, francese e italiano – ha conquistato la scena letteraria con il suo primo romanzo, Il vecchio che leggeva romanzi d'amore, apparso per la prima volta in Spagna nel 1989 e in Italia nel 1993. Amatissimo dal suo pubblico, in particolare dai lettori italiani, ha pubblicato da allora numerosi altri romanzi, raccolte di racconti e libri di viaggio, tra i quali spicca Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.

Biografia

Origini familiari

Gerardo Sepúlveda Tapia (conosciuto anche con il nome di battaglia "Ricardo Blanco"), nonno di Luis Sepúlveda, era un anarchico andaluso che fuggì in America del Sud per evitare una condanna a morte che pendeva su di lui. Anche la sua nascita porta questi segni: nacque infatti in una camera d'albergo mentre i suoi genitori fuggivano a seguito di una denuncia – sempre per motivi politici – contro suo padre fatta dal ricco nonno materno.

Periodo giovanile
Il giovane Luis crebbe a Valparaíso, in Cile, con il nonno paterno e con uno zio, anch'egli anarchico, che gli instillarono l'amore per i romanzi di avventura di Cervantes, Salgari, Conrad, Melville. La vocazione letteraria si manifestò poco dopo e a scuola scriveva racconti e poesie per il giornalino d'istituto. Quindicenne si iscrisse alla Gioventù comunista. A diciassette anni iniziò a lavorare come redattore del quotidiano Clarín e poi in radio. Nel 1969 vinse il Premio Casa de las Americas per il suo primo libro di racconti, Crónicas de Pedro Nadie, e una borsa di studio di cinque anni per l'Università Lomonosov di Mosca. Nella capitale sovietica rimase però solo pochi mesi; venne infatti espulso per "atteggiamenti contrari alla morale proletaria" a causa dei contatti con alcuni dissidenti, secondo altri avrebbe avuto una relazione con una professoressa che, oltretutto, era moglie del direttore dell'Istituto ricerche marxiste, e dovette rientrare in Cile.

Produzione letteraria e impegno politico
«Il treno parte da Antofagasta, sulla costa settentrionale cilena, e inizia un viaggio di seicento chilometri in direzione nord-est, attraverso il deserto più arido del pianeta, quello di Atacama, e dopo due giorni penosi riesce a risalire i cinquemila e tanti metri che lo portano fino a Ollagüe, sulla frontiera con la Bolivia. È un treno molto lento.»
(Luis Sepúlveda, Patagonia Express, 1995)

Dopo il ritorno in Cile abbandonò la casa paterna per contrasti con il padre e, al contempo, venne espulso anche dalla Gioventù comunista. Si trasferì allora in Bolivia, dove militò tra le file dell'Esercito di Liberazione Nazionale. Tornato in Cile e conseguito il diploma di regista teatrale, continuò a scrivere racconti e lavorò ad allestimenti teatrali e alla radio (oltre ad essere responsabile di una cooperativa agricola). Entrò anche a far parte del Partito Socialista e della guardia personale del presidente cileno Salvador Allende, il Grupo de Amigos Personales (GAP).

A seguito del colpo di Stato militare di Pinochet, Luis Sepúlveda, che si trovava nel palazzo presidenziale (dove morì Allende), venne arrestato e torturato. Passò sette mesi in una cella minuscola in cui era impossibile stare anche solo sdraiati o in piedi. Grazie alle forti pressioni di Amnesty International venne scarcerato e ricominciò a fare teatro ispirato alle sue convinzioni politiche. Questo gli costò un secondo arresto: data la notorietà del personaggio, la giunta militare, che in quegli anni fu responsabile del dramma dei desaparecidos cileni, lo processò ufficialmente ed egli ebbe una condanna all'ergastolo che poi, sempre su pressione di Amnesty International, fu commutata nella pena di otto anni d'esilio. In tutto passò due anni e mezzo in carcere.

Nel 1977 lasciò il Cile per andare in aereo in Svezia, dove avrebbe dovuto insegnare lo spagnolo e dove il governo di Thorbjörn Fälldin gli aveva concesso l'asilo politico. Al primo scalo, a Buenos Aires, Sepulveda scappò con l'intenzione di recarsi in Uruguay. Molti dei suoi amici argentini e uruguaiani erano in prigione o erano stati uccisi dai governi dittatoriali di quei Paesi, perciò si diresse prima verso il Brasile, a San Paolo, e poi in Paraguay, Paese che dovette in seguito lasciare per problemi con il regime locale. Si stabilì infine a Quito, in Ecuador, ospite del suo amico Jorge Enrique Adoum. Qui riprese a fare teatro e prese parte a una spedizione dell'UNESCO dedicata allo studio dell'impatto della civiltà sugli indios Shuar. Durante la spedizione ebbe modo di vivere per sette mesi a stretto contatto con gli indios (nativi americani) e arrivò a capire i motivi per i quali i principi del marxismo-leninismo che aveva studiato non erano applicabili all'America Latina, in quanto abitata per la maggior parte da popolazioni rurali dipendenti dall'ambiente naturale.

Nel 1978 raggiunse le Brigate Internazionali Simon Bolivar che stavano combattendo in Nicaragua. Dopo la vittoria nella rivoluzione iniziò a lavorare come giornalista e l'anno successivo si trasferì in Europa. Si stabilì ad Amburgo per la sua ammirazione nei confronti della letteratura tedesca (aveva imparato la lingua in carcere), specialmente per i romantici come Novalis e Hölderlin. Lavorò come giornalista facendo molti viaggi tra Sud America e Africa. Visse poi in Francia per un lungo periodo e prese la cittadinanza francese.

Nel 1982 venne in contatto con l'organizzazione ecologista Greenpeace e lavorò fino al 1987 come membro di equipaggio su una delle loro navi; successivamente agì come coordinatore tra i vari settori dell'organizzazione. Nel 1989 poté ritornare in Cile, ma dal 1996 visse in Spagna a Gijón fino al 27 febbraio 2020.

Malattia e morte

Nel febbraio 2020 Sepúlveda viene contagiato dal SARS-CoV-2. Avverte i primi sintomi di COVID-19 il 25 febbraio e due giorni dopo viene ricoverato al Central University Hospital of Asturias di Oviedo, dove muore il 16 aprile seguente.

Vita privata

Ha sposato in prime nozze la poetessa Carmen Yáñez, che gli ha dato un figlio. Dopo aver divorziato si è unito in matrimonio con una tedesca, dalla quale similemente divorzierà. In seguito ha risposato Carmen, divenuta nel frattempo madre di un secondo maschio.
jules maigret
00giovedì 16 aprile 2020 15:39
Opere (stessa fonte)
1989 - Il vecchio che leggeva romanzi d'amore (Un viejo que leía novelas de amor)
1989 - Il mondo alla fine del mondo (Mundo del fin del mundo)
1994 - Un nome da torero (Nombre de torero)
1994 - La frontiera scomparsa (La frontera extraviada)
1995 - Patagonia express. Appunti dal sud del mondo (Al andar se hace el camino se hace el camino al andar)
1996 - Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (Historia de una gaviota y del gato que le enseñó a volar)
1996 - Diario di un killer sentimentale (Diario de un killer sentimental)
1997 - Incontro d'amore in un paese in guerra (Desencuentros)
2002 - Jacaré - Hot Line (Yacaré - Hot Line)
2002 - Le rose di Atacama (Historias marginales)
2002 - Raccontare, resistere. Conversazioni con Bruno Arpaia
2003 - Il generale e il giudice (La locura de Pinochet)
2004 - Una sporca storia (Moleskine, apuntes y reflexiones)
2004 - I peggiori racconti dei fratelli Grim (Los peores cuentos de los hermanos Grim) (con Mario Delgado Aparaín)
2006 - Il potere dei sogni (El poder de los sueños)
2007 - Cronache dal cono sud (Los calzoncillos de Carolina Huechuraba y otras croónicas)
2008 - La lampada di Aladino e altri racconti per vincere l'oblio (La lámpara de Aladino y otros cuentos para vencer al olvido)[5]
2009 - L'ombra di quel che eravamo (La Sombra de lo que Fuimos)
2010 - Ritratto di gruppo con assenza (Historias de aquí y de allá)
2011 - Ultime notizie dal Sud
2012 - Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico (Historia de Mix, de Max y de Mex)
2012 - Tutti i racconti, a cura di Bruno Arpaia, ISBN 978-88-6088-718-4
2013 - Ingredienti per una vita di formidabili passioni (Escritura en tiempos de crisis. Articulos y reflexiones) ISBN 978-88-235-0393-9
2013 - Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza (Historia de un caracol que descubrió la importancia de la lentitud) ISBN 978-88-235-0503-2
2014 - Un'idea di felicità ISBN 978-88-2350-849-1
2015 - L'avventurosa storia dell'uzbeko muto
2015 - Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà (Historia de un perro llamado Leal) ISBN 978-88-235-1029-6
2016 - La fine della storia (El fin de la historia) ISBN 978-88-235-0805-7
2017 - Storie ribelli ISBN 978-88-235-1966-4
2017 - Tutte le favole ISBN 978-88-235-1990-9
2018 - Vivere per qualcosa ISBN 978-88-235-2091-2
2018 - Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa ISBN 978-88-235-2196-4
jules maigret
00giovedì 16 aprile 2020 15:40
Premi e riconocimenti (stessa fonte)
Premio "Casa de las Americas" (1969)
Premio "Gabriela Mistral" per la poesia (1976)
Premio "Città Alcala de Henares" (1985)
Premio "Tigre Juan" (1988)
Premio "Racconto breve "La Felguera"" (1990)
Premio "France Culture Award Etrangère" (1992)
Premio "Relais H Prix d'Evasion romana" (1992)
Premio "Ennio Premio Internazionale Flaiano" (1994)
Premio "Internazionale Grinzane Cavour" (1996)
Premio "Ovidio International Award" (1996)
Premio "Terra Award" (1997)
Premio della Critica in Cile (2001)
Premio "Primavera Fiction Prize" (2009)
Premio Chiara alla Carriera (2014)[6]
Premio "Taobuk Award" per l'eccellenza letteraria (2014)[7]
Premio letterario Alessandro Manzoni alla carriera (2015)

Luis Sepulveda ha ricevuto, tra le altre, le seguenti onorificenze:

Cavaliere delle Arti e delle Lettere della Repubblica francese
Dottore Honoris Causa dalla Facoltà di Lettere presso l'Università di Tolone (Francia)
Dottore Honoris Causa dalla Facoltà di Lettere presso l'Università di Urbino (Italia)
Cittadino onorario del comune di Pietrasanta (LU) dal 2005
grognard
00giovedì 16 aprile 2020 15:49
R.I.P.♥
Stand by me
00giovedì 16 aprile 2020 20:49
Adios Amigo
[SM=x875398]
cari@tide
00venerdì 17 aprile 2020 14:14
Il saluto di De Cataldo
«Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro ancora si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia». Quando scrive la Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Luis Sepúlveda è già un autore conosciuto. Il vecchio che leggeva romanzi d’amore e il successivo Un nome da torero hanno edificato intorno alle sue opere l’immagine di un audace e spericolato narratore che serpeggia fra avventura, sentimento, ecologia.

La biografia, che sconfina nella leggenda, aiuta: a ventidue anni questo ragazzo che sogna di fare il regista di teatro è fra i giovani sostenitori di Salvador Allende, il presidente socialista del Cile assassinato dai generali golpisti capeggiati da Augusto Pinochet, il tetro figuro dalle lenti a specchio e dalla voce chioccia. Seguono cattura, galera, tortura, esilio, un’esperienza di lotta con i sandinisti, infine il ritiro ad Amburgo e la decisione di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. La Gabbianella, come tutti la chiamiamo, diventa un bestseller mondiale, la gentile bibbia laica per generazioni di bambini che scelgono come proprio eroe di riferimento Zorba, il gattone nero che adotta suo malgrado – ma diventandone poi il padre e mentore – la piccola Fortunata. Il magnifico film d’animazione che ne trae Enzo D’Alò resta un esempio altissimo del rapporto virtuoso che può instaurarsi fra parola e immagine. L’ironico guerrigliero Sepúlveda mostra la sua anima segreta di poeta dal respiro universale.

«Cosa fa in modo che un libro, o più ancora un’intera opera, risvegli l’entusiasmo di milioni di persone?» si chiede un suo grande amico, lo scrittore spagnolo José Manuel Fajardo. Non certo le alchimie di mercato, alle quali il talento ribelle del ragazzo di Ovalle resterà sempre indifferente. Piuttosto «la sacra alleanza con i lettori che non passa per il denaro, ma per la letteratura». Parole sante. Se mai c’è stato un autore profondamente, convintamente trasversale, quello è stato Luis Sepúlveda: caro al lettore colto, al critico, all’intellettuale più arcigno, al militante più occhiuto, ma anche capace di far sognare legioni di bambini, e, perché no, di divertire inquietando, o, se preferite, di inquietare divertendo.

Sepúlveda per gli intimi era Lucho. Un nome di battaglia che evocava la lotta, ma anche, per noi italiani, e lui amava profondamente il nostro Paese, e parlava benissimo la nostra lingua con un’inimitabile, fascinosissima cadenza lenta e latina, la luce. Luis Sépulveda non ha mai smesso per un istante di lottare contro l’ingiustizia sociale, la prevaricazione, la violenza cieca della dittatura che aveva sperimentato nel Cile. La parola, l’arte del narrare sono state le sue armi. E non ha mai smesso di mettere in guardia dai pericoli del fascismo inconsapevole che alberga, indesiderato ma ingombrante ospite, dentro tanta parte di noi: sotto questo aspetto, viveva come una profonda ferita esistenziale la rivincita delle destre in America Latina. Nello stesso tempo, la sua scrittura non è mai militante nel senso plumbeo del termine. «La letteratura engagée degli anni Sessanta e Settanta non ha più ragione di esistere» spiega in una lunga e bella conversazione con l’amico Bruno Arpaia, «non credo nello scrittore o nell’intellettuale organico, perché questa organicità ti costringerebbe a sacrificare la letteratura, la libertà di espressione. Credo invece in una specie di impegno, diciamo, più essenziale».

Essere nel mondo, partecipare, ma, soprattutto, narrare, narrare, narrare. Narrare restituendo la voce agli ultimi, agli esclusi, ai vinti: che siano gli Shuar, indios riduttori di teste, o, come in Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, il grande cetaceo custode dei mari, la Moby Dick che zio Pepe gli regala a quattordici anni e che scatena nel suo giovane cuore il desiderio del mare, del viaggio, della sfida a ogni confine e frontiera.

L’ultima volta che ci siamo visti è stato lo scorso ottobre, a Parigi, per i quarant’anni di Métailiè, la sua storica casa editrice francese. Lui e la sua Carmen, la poetessa perduta da giovane e ritrovata dopo tante peripezie, ballavano la “conga” sulla pista di una classica “boite” circondati dall’affetto di scrittori d’avventura convenuti da ogni parte del mondo. Nessuno poteva immaginare che il maledetto virus l’avrebbe rapito: ma era un uomo generoso, si è contagiato a un festival, in mezzo ai lettori che lo adoravano e ai quali non si era mai negato. Non smetteremo mai di ringraziarlo per le meravigliose emozioni che ci hanno regalato le sue pagine ricche di passione, ironia sulfurea e delicata poesia. Per i suoi indimenticabili eroi ribaldi e litigiosi, el señor Juan Belmonte, il vecchio Antonio José Bolivar, l’anarchico Pedro Nolasco de L’ombra di quel che eravamo, il killer sentimentale, «quegli occhi verdi nascondevano il balsamo per eludere i sogni»…

Non smetteremo mai di ringraziarlo per la sua idea di una letteratura che non punisce, maltratta, allontana il lettore, ma che, al contrario, gli si offre libera e libertaria, come libera e libertaria è stata tutta la sua vita. «Senti la pioggia. Apri le ali» miagolò Zorba «ora volerai, il cielo sarà tutto tuo».
Tr@inspotting
00domenica 19 aprile 2020 12:06
buenas noches Luis
[SM=x875398]
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